Nazionale U18

Il Torneo di Mannheim visto da coach Capobianco

Nel 2014 l’Italia Under 18 si mise al collo la Medaglia d’Oro dell’Albert Schweitzer Tournament. La 28esima edizione del “mondialino” di categoria si è invece chiusa per gli Azzurri con un Bronzo.

Passo indietro? Assolutamente no. Con un bilancio di 6 vittorie e una sconfitta all’extra-time in Semifinale contro la Serbia (75-77), l’Italia ha infatti solo che confermato l’ottimo feeling con il parquet di Mannheim.

Per coach Capobianco, tornato in Germania dopo i fasti del 2014, il torneo concluso lo scorso 2 aprile ha rappresentato una brillante esperienza per tutto lo staff tecnico e tutti i giocatori. L’amalgama è cominciata con i raduni a Campobasso (28 febbraio – 1 marzo) e Bologna (22-25 marzo), dove si è lavorato per creare un linguaggio comune basato su alcuni concetti generali. Poi il viaggio verso Mannheim, “dove eravamo consapevoli di andare incontro ad un’avventura affascinante, e durissima. Eravamo i Campioni in carica, sapevamo che gli avversari ci avrebbero guardati con attenzione”.

Inseriti nel Girone B, l’esordio all’AST 2016 ci ha opposti alla Cina, squadra ricca di talento con molti giocatori nel mirino degli scout americani (67-53 il punteggio finale): “E’ stata dura, molto – racconta il coach della Nazionale Under 18 -. La Cina ha un’asse play-pivot di altissimo livello, oltre ad una guardia dalle ottime percentuali”.

Dopo la Cina è arrivato il bis contro la Grecia (67-53). “Abbiamo impostato il piano partita con l’intenzione di togliere tutte le linee di passaggio per i loro lunghi, e senza dare punti di riferimento in difesa. Durante la gara abbiamo letto la loro difficoltà di contrastare il pick and roll, e abbiamo sfruttato molto bene questo gioco”.

La rinnovata formula del torneo ha reso ogni match un dentro/fuori, e così la gara contro gli USA – rivincita della finalissima 2014 – si è caricata di significato ulteriore: “E’ stata una gara molto sentita, nella quale dovevamo assolutamente dettare il nostro ritmo. In difesa abbiamo dovuto mantenere una massima attenzione negli uno contro uno, mantenendo però sempre un’identità di squadra”. Alla sirena conclusiva il tabellone recitava un 82-57 in nostro favore, una vittoria in cui “i ragazzi sono stati semplicemente straordinari”.

La vittoria contro gli USA ha consegnato in dote un giorno di riposo, ma anche l’infortunio di Alessandro Lever, giocatore prezioso per la causa Azzurra e “ragazzo dallo spessore umano enorme che già nelle Giornate Azzurre di tre-quattro anni fa ci aveva impressionato per le sue doti caratteriali oltre che tecniche”.

Al ritorno in campo abbiamo trovato l’Egitto, un avversario che poteva essere preso sotto gamba. Non è stato così: “Nel prepartita abbiamo visionato un video in cui venivano evidenziati alcuni errori individuali compiuti nelle gare precedenti. Volevamo spronare ogni giocatore a migliorarsi. E lo hanno fatto, dimostrando maturità in tutto l’arco del match, e giocando un terzo periodo di livello altissimo. Dieci minuti di basket in cui i nostri rivali hanno segnato solo 2 punti (75-41 il punteggio finale, ndr)”.

L’ultima partita della prima fase è stata contro la Francia, l’altra squadra imbattuta del Girone B. Fare calcoli per un migliore incrocio in semifinale non è nei piani di coach Capobianco, sicuro che “per vincere bisogna vincere”. Contro i transalpini, sconfitti per 67-59, l’Italia ha dimostrato ancora una volta grande maturità: “C’è stata tanta abnegazione da parte di tutti contro una squadra che ha caratteristiche simili agli Stati Uniti. Abbiamo cercato di adottare pertanto una tattica simile a quella adottata contro gli americani, adottando in attacco hand off e blocchi per battere la loro difesa”.

Con un bilancio di 5-0 l’Italia ha affrontato in Semifinale la Serbia. “Abbiamo cambiato pelle, come spesso l’Italia ha dimostrato di saper fare. Abbiamo pressato gli esterni, volevamo tenere la palla lontano dal nostro canestro. Siamo scappati via nel punteggio, e coach Milan Gurovic ha preso due tecnici ed è stato espulso. Forse lì è cambiata un po’ la partita, abbiamo sofferto per lunghi tratti la loro aggressività. Una giocata geniale di Davide Moretti (eletto miglior play della manifestazione, ndr) a fil di sirena ci ha portato all’over-time, ma ai supplementari è andata male”.

L’ultimo impegno, ancora contro la Francia, valeva il gradino più basso del podio. Da trovare, più che le energie fisiche, quelle mentali. “Nella riunione prepartita ho voluto fosse presente tutta la spedizione italiana. Era il momento di stare uniti, e vedere un video motivazionale preparato da Vincenzo Di Meglio e Fabrizio Ambrassa ci ha aiutato. Siamo entranti in campo determinati a scrivere un’altra pagina di storia, e l’abbiamo fatto”.

Negli ultimi 30 secondi della finale contro la Francia (81-65 lo score, ndr), ho voluto far entrare anche Lever, volevo risultasse a referto. Ci tenevo, ha portato il suo personale mattoncino. Come tutti. Dal capo delegazione fino allo staff medico, passando per tutti i giocatori e i funzionari FIP. Abbiamo urlato con forza la nostra voglia di essere una straordinaria realtà della pallacanestro giovanile”.

 

Fonte: FIP
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